“Le vere da pozzo veneziane sono una presenza iconica e silenziosa, gioielli di pietra irrinunciabili allo sguardo ma discreti nella loro insostituibile presenza al centro delle corti della città e delle isole. Sono migliaia, ognuna diversa dalle altre: costituiscono la testimonianza più efficace di come nei secoli Venezia – città sull’acqua ma senza acqua – sia sopravvissuta grazie all’ingegno e alla capacità di adattamento dei suoi abitanti, che misero a punto un sistema di approvvigionamento idrico straordinario, affinché nemmeno una goccia andasse perduta.
La maggior parte dei pozzi apparteneva a privati o a conventi: quello di San Servolo ha dissetato per un millennio monaci e monache: dai primi benedettini che nel VII secolo si ritirarono sull’isola, allora molto più angusta, ai Gesuiti che vi succedettero fino alle 142 suore che nel 1647 arrivarono da Candia, una volta che l’isola di Creta fu perduta.
Dopo aver attraversato dei periodi di abbandono, San Servolo fu adibita a ospedale, affidato nel 1716 ai Padri ospedalieri di San Giovanni di Dio, allo scopo di curare i feriti che confluivano a Venezia dai luoghi di scontro con i Turchi.
In pochi anni i “Fatebenefratelli” trasformarono l’isola e il convento in uno dei centri di produzione e composizione dei medicinali destinati alla Marina e all’Esercito della Serenissima, la cui qualità fu attestata dal Collegio dei Filosofi e Medici di Padova. Sul finire del Settecento l’isola ha affinato la sua vocazione ospedaliera, divenendo progressivamente un grosso centro di cura (ma anche di reclusione) per uomini affetti da malattie mentali e psichiche, essendo le donne destinate all’altra isola-manicomio di San Clemente.
Oggi San Servolo è il luogo dell’accoglienza; un centro congressuale nel cuore antico della laguna, con la biblioteca storica, la farmacia, la chiesa e un museo dedicato al suo passato legato alla follia. tutto immerso in uno dei più grandi parchi delle isole. E quel pozzo antico, nella città sull’acqua ma senza acqua, grazie a Pieces of Venice è pensato per serbare altri liquidi: quelli degli inchiostri.”
Alberto Toso Fei, Venezia 21 giugno 2022